L’arte contemporanea si rivolge veramente ad una ristretta cerchia elitaria come sostengono in molti?
E’ vero che molti critici si legano agli artisti più “sponsorizzati” dai media al punto che le cifre di molte opere raggiungono livelli esagerati per quello che è il valore artistico delle stesse opere, ma siamo sicuri che la maggioranza degli appassionati, esclusa da certi “indirizzamenti” del mercato, sia esente da responsabilità?
Gli artisti, i galleristi coadiuvati da alcuni critici ammorbiditi fanno fronte comune per indirizzare il mercato stesso, i collezionisti, spesso si tratta di neo-ricchi che comprano qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo, rincorrono l’utopia elitaria alterando i canoni artistici.
Sono però convinto che il pubblico cosiddetto “comune” abbia delle responsabilità, infatti ci troviamo di fronte (ci sono ovviamente delle eccezioni) a due gruppi distinti: quelli che vedono capolavori a prescindere e che accettano qualsiasi cosa gli si mostri e quelli che rifiutano qualsiasi cosa che faccia parte dell’arte contemporanea.
Manca (o è carente) la via di mezzo, sono infatti pochi quelli che si fermano a riflettere davanti ad una novità, invece di analizzare e poi tentare di dare un giudizio equilibrato, la maggioranza vede o nero o bianco e questo permette alle “corporazioni”, artisti-galleristi-critici, di fare e disfare a proprio piacimento e beneficio.
Nell’immagine: George Grosz, Eclissi di Sole, 1926, olio su tela, 207 x 182,5 cm. The Heckscher Museum of Art, Huntington