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La musica a colori, Melissa McCracken.

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«Fino a 15 anni ho pensato che tutti vedessero, nelle cose, i colori. Colori nei libri, colori nelle formule matematiche, colori ai concerti. Ma quando finalmente ho chiesto a mio fratello di che colore era la lettera C (giallo canarino) ho realizzato che la mia mente non era così normale come avevo pensato»
Melissa McCracken


La giovane artista percepisce il mondo circostante come un insieme di colori. Si tratta dei sintomi di un raro fenomeno neurologico noto come “sinestesia”, Melissa “vede” la musica e la dipinge.

Le opere che seguono sono il racconto musicale della McCracken, il titolo del dipinto corrisponde al brano in questione, il link vi indirizzerà al brano stesso, per poter “osservare” la musica con gli occhi di un’incredibile artista.
 
Pink Floyd - Shine On You Crazy Diamond

David Bowie – Life On Mars

 

Glass Animals – Flip


James Blake - Retrograde

Jimi Hendrix - Little Wing

John Lennon – Imagine

John Mayer – Gravity

Led Zeppelin – Since I’ve Been Loving You

Matthew Young - Magic

Nine Inch Nails - All The Love In The World

Prince – Joy In Repetition

Radiohead – Karma Police

Radiohead – Lucky

Smashing Pumpkins – Tonight, Tonight

Soulive – Interlude II

Stevie Wonder - Seems So Long
 

Airhead – Callow

Breve descrizione dei movimenti artistici, Hudson River School.

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Nasce attorno alla metà dell’ottocento, un movimento nato per raccontare il paesaggio americano che si fonde armonicamente con l’essere umano.


Frederic Edwin Churc - Heart of the Andes

Hudson River School, il nome nasce dal fatto che gli artisti appartenenti al gruppo dipingevano prevalentemente nella valle e sulle rive del fiume Hudson.

In seguito altri membri del movimento allargarono gli orizzonti e descrissero paesaggi di altre località.

David Johnson -Eagle Cliff
L’ideologia religiosa ha pesato non poco sulla concezione artistica del movimento, infatti i paesaggi evidenziano l’idea che la natura e il paesaggio fossero opera di Dio al servizio dell’uomo che convive con l’ambiente circostante con rispetto e armonia.

Innegabile la grande qualità degli artisti  della “River School”, si nota che nei paesaggi, oltre alla più che buona tecnica, è evidente una sensazione di grande emozione dove la poesia aleggia costantemente in ogni opera.

Ricordiamo solo alcuni artisti che hanno, nel tempo, aderito al gruppo: W. Hart, T. Cole, F. E. Churc, T. Hill. T. Moran, S. Gifford, D. Johnson.


Fratelli in armi, Dire Straits.

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"Brothers in Arms"è il brano che da il nome all'omonimo album registrato dai Dire Straits tra la fine del1984 e la primavera del 1985.
 
Con più di 30 milioni di copie è uno degli LP più venduti di sempre e segna il raggiungimento dell’apice della carriera del gruppo di Marck Knopfler. E’ inoltre uno dei primi ad essere registrato su CD, oltre alla consueta distribuzione in vinile.

Il brano che da il nome all’album non è quello che raggiunge il maggior successo, ma è forse quello più intenso e rappresentativo di un pensiero che accomuna la stragrande maggioranza di noi: il rifiuto della guerra.

Il testo non ha bisogno di ulteriori commenti, racconta gli istanti difficili e struggenti dei compagni d’armi, i fratelli in armi che loro malgrado sono costretti a partecipare alla follia dell'umanità.

Si tratta di una ballata dove la voce di Knopfler viene accompagnata dall’inimitabile suono della "Gibson Les Paul", (da cui Mark ne trae l'essenza) con assoli che tracciano una via malinconica nell’inferno della follia.

In sottofondo si sentono i “suoni” della battaglia, colonna sonora di un dramma che pare non avere via d’uscita.



 




L'attenzione al particolare, Eugène Delacroix.

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Volevo provare a porre l’attenzione, non su un dipinto, come vorrebbe la logica, ma su un particolare tratto da un’opera. Comprendo lo scetticismo di chi si trova a leggere queste righe, un quadro infatti va osservato ed interpretato nel suo insieme.

Mi capita, mentre osservo un dipinto, di concentrarmi su piccoli e, apparentemente insignificanti, particolari, e sovente riesco a “catturare” un mondo dentro all’universo artistico del quadro.

Così come riusciamo ad estrapolare una frase dal contesto di una poesia o dal testo di una canzone, così ho cercato di circoscrivere una scena all’interno di una più complessa rappresentazione.

L’opera in questione è il famosissimo dipinto di Eugene Delacroix “La libertà che guida il popolo. Luglio 1830”, un’allegoria della rivolta parigina conto l’assolutista regime di Carlo X.

A mezza altezza del dipinto (per intero) sulla destra, viene rappresentata la città nel pieno dei combattimenti, I palazzi sono ammantati dalla polvere e dal fumo, ai piedi delle case alcuni soldati sembrano voler intervenire senza però avere le idee chiare sul da farsi.

In primo piano rispetto alle costruzioni troviamo ciò che resta di una staccionata, un intricato ammasso di legname (su cui è dipinto il titolo dell’opera) che rappresenta l’abbattimento delle barriere economiche, politiche e sociali, innalzate a dividere il potere aristocratico dal popolo.

Ho voluto lasciare nel “ritaglio” la mano che impugna la pistola, il dipinto, visto nella sua interezza, ci dice che la pistola è impugnata da un giovane ragazzo (simbolo della nuova generazione che prende possesso del proprio destino), nel ritaglio la mano è assolutamente anonima e lascia ampi spazi ad un’interpretazione personale.

Capisco che questo mio tentativo è pura follia, ma è un invito ad osservare con grande attenzione gli angoli più remoti di un’opera d’arte, naturalmente i minuscoli particolari servono per avere una più ampia concezione del dipinto ma possono anche riservare delle sorprese, possono raccontarci squarci di vita che l’insieme non ci permette di svelare.

A seguire vi mostro l’opera di Delacroix nella sua forma originale.
F.V.E. Delacroix - La librtà che guida il popolo. Luglio 1830
Olio su tela cm. 259 x 325
Musée du Louvre, Parigi

 
 

Glossario dei termini tecnici. Collage, fotomontaggio.

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Collage deriva dal francese coller, incollare, e indica l’applicazione su una superficie piana di ritagli di carta, stoffa o altri oggetti vari.

I cubistifurono i primi a dare al collage la dignità di tecnica artistica.

Il fotomontaggio applica gli stessi principi in campo fotografico e ha avuto un ruolo importante nel dadaismo e nel surrealismo, oltre che per artisti della Pop Art come R. Hamilton (nell'immagine ABCD)

(Fonte : The art book)

Lentamente muore, Martha Medeiros.

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«Ognuno abbia riconosciuto il proprio lavoro»
Con queste parole Martha Medeiros accoglie la notizia dell’assegnazione di questa poesia fino ad allora attribuita a Pablo Neruda.

Non diminuirà la stima che la Medeiros ha verso il poeta cileno, anzi, ma ci tiene a comunicare la propria soddisfazione nel veder riparato il torto.

La stampa e la critica osannano l’opera finché si pensava che l’autore fosse Neruda, poi cambiano parere, l’entusiasmo si spegne fino alla ridicola dichiarazione di alcuni giornali che definiscono la poesia “carta straccia” e “era impossibile che Neruda cadesse tanto in basso”.

Lasciamo ai propri deliri critica e stampa specializzata e concentriamoci sull’anima di questi “pensieri”.

Caspar David Friedrich - Woman Before the Rising Sun
La Madeiros ci racconta semplicemente cosa ci porta a non vivere, come l’assenza di azione, del desiderio del cambiamento, come la mancanza di sogni o anche soltanto il negarsi il piacere di fare ciò che ci piace, inducano ad una lenta discesa fino alla morte, spirituale prima ancora che fisica.
Ma lasciamo che siano i versi della poetessa brasiliana a condurci per mano in un mondo dove emerge la semplicità del saper vivere, e chissà che ognuno di noi sappia trarre le giuste indicazioni per un’esistenza più serena.






Lentamente muore


Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

 
 

Magia e poesia nel ricordo dei momenti felici, Marc Chagall.

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Autore:   Marc Chagall

Titolo dell’opera: Le luci del matrimonio – 1945

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 123 cm x 120 cm

Ubicazione attuale:  Kunsthaus, Zurigo.
 
 

La morte della moglie Bella, nel 1944, lascia Chagall in uno sconforto tanto doloroso da toglierli il pur minimo desiderio di dipingere. Per un anno intero non mette mano a colori e pennelli.

Il tempo lentamente concede al pittore bielorusso la forza di riprendere  a “creare”, e nel 1945 realizza quello che è uno dei suoi più riusciti capolavori.

Un omaggio evidente al libro di memorie scritto dalla compagna, Lumières allumées, e interpretato con estrema grazia e poesia, si notano i temi cari a Chagall, temi che hanno accompagnato costantemente il lavoro del pittore di Vitebsk: la donna amata, la musica, la presenza di creature “fantastiche”, tutto vissuto nel sogno e nel ricordo.

Il dipinto è caratterizzato da due distinte visuali, è la luce a dividere la scena, a destra scorgiamo la città natale del pittore, sotto un baldacchino due giovani sposi iniziano il cammino della vita insieme. A precederli un suonatore di violoncello ed un violinista.

La parte sinistra dell’opera è essa stessa parte del momento di gioia degli sposi ma rappresenta l’inconscio, il lato spirituale del momento.

Dal poetico alone di blu vediamo emergere una fantastica creatura alata con la testa di capra (il colore giallo simboleggia il divino) che beve da una coppa il vino rappresentato con un intenso colore rosso sangue.

In basso un uccello, più probabilmente un gallo (simbolo di speranza) conduce sulle proprie spalle una coppia di innamorati. Anche qui spuntano dei musicisti, timidamente fa capolino un suonatore di tamburo che si sporge senza però lasciare le protettive ali della creatura.

In alto un flautista celeste inonda con la melodia il magico momento, mentre un lampadario con le candele accese illumina la strada ai novelli sposi e da vita alla magia del tramonto alle spalle del centro abitato.

Glossario dei termini tecnici, Figurativo.

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Qualsiasi prodotto artistico che presenti immagini riconoscibili del mondo esterno.

Tali immagini possono essere accuratamente fedeli all’originale (ad es. Richard Estes, nella prima immagine: Gordons’gin) o fortemente distorte (Georges Braque, nella seconda immagine: Violino e candeliere)

(Fonte : The art book)

L'incontro con il "divino", Agostino Litterini.

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Autore:   Agostino Litterini

Titolo dell’opera: Madonna con il Bambino e i Santi Rosa da Lima, Domenico e Caterina da Siena. 

Anno di realizzazione:  1675

Ubicazione attuale:  Chiesa di San Marco Evangelista, Foresto Sparso (Bergamo)


 

“Fino alla metà del 2006 il dipinto fu appeso con la bellissima cornice intagliata su disegno della bottega dei Fantoni; in origine, era collocato nell'ancona (realizzata su disegno del padre di Andrea Fantoni, Grazioso Fantoni il Vecchio), da cui fu asportato nel tardo XIX secolo, quando si decise di praticare una nicchia allo scopo di ospitarvi una statua in legno policromo della Madonna del Rosario. Il restauro dell'intera ancona fantoniana e la risistemazione della pala di Agostino Litterini nella collocazione originale hanno rigenerato quella magnificenza nella cui luce il dipinto del veneziano trova la sua massima esaltazione”.
(Lanfranco Ravelli)



L’opera trasmette svariate sensazioni, la Vergine sorregge il bambino quasi a mostrare la grandezza di Dio e al tempo stesso a proteggere il piccolo che sembra voler andare verso le figure dei santi, porgendo loro la corona del rosario.

Al contrario delle umili “Madonne con bambino” che hanno visto la luce in altre opere, qui la presenza regale viene evidenziata dagli angeli che sorreggono una corona e soprattutto dalla posizione della coppia che è assisa sopra un altare, segno di superiorità spirituale.
Ai piedi del basamento stesso notiamo Santa Rosa da Lima nell’atto di accogliere il dono di Gesù bambino, infatti notiamo come la religiosa peruviana non tende la mano per raccogliere la corona ma sembra aprire se stessa per poter essere un tutt’uno con il Cristo.
Accanto a Santa Rosa troviamo San Domenico che sembra volgere lo sguardo al di fuori della scena come ad indicare ad altre persone ciò che sta avvenendo. Ai piedi del Santo, sul primo gradino vi è dipinta la data del completamento dell’opera e la firma dell’autore.
Seduta sul primo dei tre gradini troviamo Santa Caterina da Siena, apparentemente “distante” da ciò che accade, si dedica alla lettura e alla meditazione, si ha l’impressione che attenda il proprio turno e che si stia preparando per il grande incontro con l’essenza divina.

La proiezione del futuro, Henry Rousseau.

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Autore:   Henry Rousseau  (il Doganiere)

Titolo dell’opera: Veduta del ponte di Sèvres – 1908

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 81 cm x 100 cm

Ubicazione attuale:  Museo Puškin, Mosca.
 
 


Rousseau non ha mai goduto di buona critica, definito “infantile, ridicolo, artisticamente ignorante”, solo per citare i complimenti più leggeri. Ma non si è mai scoraggiato, ha portato avanti la sua arte fino a trasformarla in un marchio personalissimo.

Alla critica che lo accusava di approssimazione, si contrappone il pensiero di altri artisti che ne colgono gli spunti e si ispirano al nuovo modo di intendere il futuro, Kandinskij diventerà uno dei più importanti collezionisti delle opere di Rousseau mentre Picasso arriverà a definirlo un “maestro”.

E’ evidente la mancanza di preparazione e l’assenza di un pur minimo studio della prospettiva, il tratto è decisamente infantile, scolastico, lo stesso artista non ha mai negato l’assenza di studi specifici.

Ma in questo dipinto si evidenziano alcuni particolari  che spingono il mondo dell’arte verso un "domani" artistico, in cielo vediamo apparire un biplano, una mongolfiera e un dirigibile. Assieme alla presenza di due battelli che solcano il fiume rappresentano l’avvento della tecnologia, l’imminente ingresso nella modernità.

Nessuno tra gli impressionisti ed i postimpressionisti (ad esclusione di Surat) ha mai “ritratto” la Tour Eiffel, simbolo del progresso, lo ha fatto Rousseau che è andato oltre con la rappresentazione del mondo industriale e con i simboli di un mondo che si avviava ad un totale cambiamento, le macchine volanti.

Pur con uno stile spesso discutibile, Rousseau è uno dei primi artisti a dipingere il futuro partendo da un presente proiettato oltre i confini canonici.

Glossario dei termini tecnici, Gouache, guazzo.

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Sorta di acquerelloopaco, costituito da pigmenti tenuti insieme da gomma arabica; i toni più chiari si ottengono con l’aggiunta di biacca.

Wilfredo Lam - the Jungle
In questo si differisce dall’acquerello trasparente, dove  colori si possono schiarire con semplice aggiunta di acqua.

La superficie spessa del guazzo può offrire gli stessi effetti della pittura a olio, ma presenta l’inconveniente che i colori una volta asciutti, diventano più chiari di come appaiono durante l’applicazione.

Utilizzato prevalentemente per i bozzetti che facevano da preludio ai dipinti a olio, il guazzo non ha mai trovato una collocazione definitiva pur mantenendo una personale peculiarità.

Gouache (dal francese) indica sia la tecnica di realizzazione sia le opere realizzate con questi materiali.

(Fonte : The art book)

Dagmar, Anders Zorn.

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Autore:   Anders Zorn

Titolo dell’opera: Dagmar – 1911

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 88 cm x 63 cm

Ubicazione attuale:  Collezione privata.
 
 
 


L’apparizione di una ninfa che si specchia nelle cristalline acque di un lago.

Potrebbe essere questo il primo pensiero di chi osserva il dipinto, le lievi sfumature delle rocce e il verde della vegetazione si sommano all’indefinito spazio cromatico dell’acqua e creano l’ideale cornice alla donna che si bagna quasi distrattamente, assorta in altri pensieri.

Non vi è nulla di espressamente erotico nel quadro ma lo splendore della figura attira immediatamente lo sguardo dell’osservatore, questo non toglie alla scena un’aura di intima sensualità, un'innocente, e al tempo stesso provocante, passione che non esclude un lieve senso di spiritualità.

Il contesto non è del tutto definito, si comprende che siamo sulle rive di un corso d’acqua, lo scorcio del paesaggio fa pensare ad un torrente piuttosto che ad un lago, ma poco importa, è la bagnante la vera ed unica protagonista.

L’assenza di altre figure, crea in chi osserva la scena un pizzico di disagio, come se ci trovassimo a spiare un momento che dovrebbe rimanere intimamente privato.
 
 

Glossario dei termini tecnici, Miniatura.

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Colorata decorazione dei manoscritti particolarmente popolare dal Medioevo fino al Rinascimento.
Per estensione, qualsiasi dipinto di minuscole dimensioni.

Il termine deriva da minium, un pigmento rossastro usato per le lettere iniziali dei manoscritti.

Le decorazioni su pergamena o cartapecora(ricavate da pelli di agnello o pecora) comprendevano minuti dipinti inseriti in lettere capitali ornate, fregi e cornici.

Con l’invenzione della stampa, l’arte della miniatura declinò rapidamente e solo pochi manoscritti miniati furono ancora prodotti all’inizio del sedicesimo secolo.

(Fonte : The art book)

 

Scacco matto, tra metafora e realtà, Maria Elena Vieira da Silva.

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Autore:   Maria Elena Vieira da Silva

Titolo dell’opera: Scacco matto – 1949-50

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 89 cm x 116 cm

Ubicazione attuale:  Collezione privata.
 
 
 


Quadrati sovrapposti, rettangoli, losanghe, sagome che si intrecciano fino a creare una rete che fa da cornice all’essenza dell’opera.

La scacchiera al centro sembra scaturire dal gioco di prospettive, come se dal vortice esterno nascesse la figura centrale.

Infatti l’insieme sembra in perenne movimento, solo il “campo” centrale sembra immobile anche se i pezzi degli scacchi danno l’impressione di continuare lo scontro.

I colori tenui trasmettono una sensazione di serenità, nonostante il vorticoso incedere del quadro, tutto controllato dai morbidi contorni delle figure geometriche.

Vieira da Silva è influenzata dalle esperienze degli anni trenta, legate all’adesione all’astrattismo, dove dipinge quadri che evidenziano i contrasti di tonalità pastello e in generale, di colori tenui dove spiccavano le sfumature di grigio e bianco.

L’appartenenza al gruppo degli "astrattisti" ha portato la pittrice alla creazione di strutture lineari su sfondi indefiniti.

Sogni di primavera. Dante Gabriel Rossetti.

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Autore:   Dante Gabriel Rossetti

Titolo dell’opera: Il sogno a occhi aperti (Monna primavera) – 1880

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 159 cm x 93 cm

Ubicazione attuale:  Victoria and Albert Museum, Londra.
 
 
 


Resta sconosciuto il contenuto dei pensieri della donna, lo sguardo perso oltre l’orizzonte, l’espressione sognante che evidenzia uno stato di grande emozione.

Un libro è abbandonato in grembo mentre la mano sinistra trattiene senza forza, quasi abbandonata, una rosa.

Con la mano destra si aggrappa ad un ramo, sembra un accenno ad un abbraccio come se il gesto fosse rivolto ad un amore lontano.

Rossetti, come accade in altre opere, idealizza la figura femminile che appare nella sua dolcezza, sensualità e bellezza, circondata dalle infinite sfumature di verde. I rami degli alberi, le foglie e le pieghe dell’abito, ricamano una “nuvola” attorno al viso della giovane.

La primavera, sembra incarnarsi nella sognante figura della donna, che come accade in questa stagione, vede fiorire la speranza e il desiderio di un futuro forte di un’intensa passione.


La divinità tra l'uomo e la montagna. Jean de Boulogne (Giambologna).

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Opera dello scultore fiammingo Jean de Boulogne, conosciuto con il nome italianizzato di Giambologna, “Il Dio delle montagne” o “Colosso dell’Appennino” è un esempio di scultura “architettonica".

Eretta nel 1580 la scultura è alta 14 metri e si trova all’interno del parco di Villa Deminoff a Pratolino nei pressi di Firenze.

Alla base del colosso si trova un’apertura che porta all’interno costituito da varie grotte, le stanze erano un tempo aperte al pubblico.
Col passare degli anni il mondo intero si è dimenticato di questa meravigliosa scultura, nonostante la villa sia aperta ai visitatori nel periodo estivo, le stanze all’interno del gigante sono chiuse.

L’esterno della statua è irregolare, con sapiente gioco "scultoreo" l'artista di Douai crea una superfice spugnosa, che pare ricoperta da detriti, viene infatti riprodotto l’aspetto del Dio che emerge dall’acqua.

All’interno vi è un camino la cui accensione produceva un fumo che abilmente incanalato fuoriusciva dalle narici della divinità. La testa stessa contiene una stanza la cui luce, quando viene accesa, nelle ore notturne fuoriesce dagli occhi e dalla bocca, dando la sensazione di un ritorno alla vita.
 





















 

Glossario dei termini tecnici, la pittura a Olio.

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La pittura a olio comporta l’uso di pigmenti stemperati in olio vegetale, di solito olio di semi di lino.

La sua invenzione in forma moderna è tradizionalmente attribuita a Jan van Eyck nel quindicesimo secolo. Rispetto alla tempera la pittura a olio ha tempi di essiccazione più lunghi ed è quindi più facilmente ritoccabile.

Può essere applicata con il pennello (fig. in alto - Anton Raphael Mengs, Ritratto di Clemente XIII) o con la spatola (fig. centrale - Jean Paul Riopelle, Grande composizione), di solito su tela, ma inizialmente anche su legno (soprattutto pioppo).
I pastelli a olio sono una più recente invenzione che combina alcune caratteristiche della pittura a olio e del pastello (fig. in basso - Jean Michel Basquiat, Senza titolo 1981).

Sono disponibili in vari formati e possono essere impugnati come una matita e applicati direttamente o opportunamente diluiti.


 (Fonte testo: The art book)

La leggerezza dell'essere. Profumo, Giorgio Oprandi.

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Autore:   Giorgio Oprandi

Titolo dell’opera: Profumo – 1914-15

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 115 cm x 145 cm

Ubicazione attuale:  Collezione privata.





Opera di grande fascino, la struttura del dipinto è una rarità per quei tempi, dove si fa largo la moda dannunziana ed il linguaggio si fa più raffinato ma ancora legato ai canoni del passato.

L’influenza di varie correnti e diversi artisti si mescola al tratto personale di Oprandi, si possono notare i primi risvolti impressionisti, ed è evidente il riferimento artistico alla pittura di Segantini.

Come trascurare gli effetti, anche se sfumati, del liberty e il suo decorativismo, fino alle velate atmosfere orientali, il ramo cosparso di fiori di pesco rimanda inequivocabilmente alla pittura giapponese.

Le macchie di colore costruiscono la scena senza però renderla totalmente distinta. Il fumo d’incenso che si alza dal contenitore a destra, invade il quadro e genera un’atmosfera di sospensione temporale all’interno della quale la donna sembra galleggiare in attesa di qualcosa di indefinito.

L’insieme ci appare avvolto da un alone di mistero e sensualità, tutto sembra sfuggirci nelle volute di fumo create per immergere la donna nei sogni  più profondi, ma anche per nascondere l’intima essenza della giovane dallo sguardo dell’osservatore.
 
 

L'unicità delle mamme e dei loro bambini. La pittura racconta.

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Quale soggetto riesce a creare vortici di grande emozione più della madre con il proprio figlio?
Amedeo Modigliani - Zingara con bambino

Il mondo dell’arte ci ha trasmesso l’immagine dell’essenza della vita, lo ha fatto all’inizio mostrandoci il simbolo del legame vitale raffigurando la Vergine Maria e il figlio dell’uomo.

Un legame speciale, una simbologia assoluta a cui gli artisti hanno attinto a piene mani.

Con il passare del tempo madre e figlio si sono slegati dai canoni religiosi e hanno visto la loro rappresentazione nelle vesti più terrene, dalle madri aristocratiche ai bambini del popolo.

La pittura è riuscita nel corso dei secoli a mantenere la freschezza di un emozionante espressione dei più profondi sentimenti, il più intenso legame che unisce due persone dall’alba dei tempi ai giorni nostri.

Difficile scegliere le opere che immortalano le mamme e i bambini nell’arte, ho deciso di presentarne alcune senza però dare un preciso ordine cronologico, vi sono dipinti di varie epoche che mostrano la concezione che si è evoluta nel tempo ma che non scalfisce l'unione che lega le due figure.
 
Pieter Paul Rubens - Madonna con bambino

Pablo Picasso - Mamma



Artemisia Gentileschi - Madonna con bambino

Fernando Botero - Donna con bambino

Pieter De Hooch - Donna che allatta un infante con bambino e cane

Gustav Klimt - Le tre età della donna (particolare)

Jean Fouquet - Madonna del latte

Pierre Auguste Renoir - Bimbo con i giocattoli

Francesa Furin - Donna di etnia Himba con bambino

Juan Bautista Martinez del Mazo - Donna con bambino che dorme


Laura Cassetti - Madonna con bambino (Madonna in nero)

Léon Cogniet -  Le massacre des Innocents

 Bengt Lindstrom - Donna con bambino che piange

Mary Cassatt - Giovane madre che cuce

Charles W. Bartlett – Hawaiana con figlio

Clardemart - Mamma col bambino

Diego Rivera - La noche de los pobres

Egon Schiele - Madre e figlio

Raffaello Sanzio - Madonna con bambino 

Giovanni Bellini - Madonna con bambino

George de la Tour - Il neonato
 
Antonello da Messina - Trittico (particolare)
 
Carlo Carrà - Madre e figlio
 
Tamara de Lempicka  - Maternità
 

Pietas, Jan Fabre. Nell'omaggio a Michelangelo un''introspezione spirituale.

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«Sono figlio di un comunista della classe povera e di una borghese fervente cattolica, sono stato battezzato ma non si poteva andare in chiesa. Mio padre non voleva sentire parlare di preghiere ma mia mamma la sera dopo cena mi leggeva brani tratti dalla Bibbia.
Sono sempre stato particolarmente legato al pensiero religioso e l’ho sempre affrontato con una grande curiosità e con assoluto rispetto»

Jan Fabre


Dal 1 giugno al 16 ottobre 2011, alla Nuova scuola di Santa Maria della misericordia a Venezia, Jan Fabre presenta un’opera che immancabilmente fa discutere.

Siamo nell’orbita della Biennale d’Arte nella città lagunare, Fabre rielabora la celebre opera di Michelangelo raffigurando la Madonna con un teschio e sostituendo la figura di Cristo con la propria persona, descrive se stesso in abiti eleganti e in stato di morte. Il corpo dell’artista è già in avanzato stato di decomposizione, ed è cosparso di insetti, farfalle e lumache, (animali che appaiono in modo ricorrente nelle sue opere e che mostrano la passione e gli studi di entomologia.

Nella mano destra abbandonata sul fianco trattiene, senza stringerlo, un cervello, simbolo del distacco della mente dal corpo.

L’opera, tacciata addirittura di blasfemia, è una complessa installazione. Per arrivare al Sogno compassionevole (PietàV) si deve percorrere un “viaggio” su una pedana dorata che rappresenta il cammino ultraterreno.



Sogno compassionevole (Pietà V)

 

Ci troviamo davanti a quattro sculture in marmo duro (La Pietà V è ricavata da un blocco di marmo di Carrara) che rappresentano i simboli del contatto tra l’uomo e la sfera ultraterrena.



Il primo incontro è Strumenti di pietà terroristica (Pietà I)La rappresentazione della croce di chiodi una visione pagana della religione (come afferma l’autore) che rimane lontana dalla spiritualità.


Strumenti di pietà terroristica (Pietà I)

 
 

Il secondo incontro è Tomba vivente (Pietà II) , la trinità è composta dalla croce avvolta dall’edera e una piccola chiocciola collocata sulla parte bassa del cervello. Qui viene rappresentata la visione cristiano-cattolica.

Tomba vivente (Pietà II)



Il terzo incontro Fontana della vita imitante la forma e lo stile della miniatura (Pietà III) incrocia il cervello con un bonsai chiaro riferimento allo scintoismo giapponese.


Fontana della vita imitante la forma e lo stile della miniatura (Pietà III)

 
 
 

Il Quarto simbolo èAscesa delle pietre oracolari(Pietà IV),mostra il cervello e quattrotartarughe rovesciate che simboleggiano la religiosità indiana, cinese e della Grecia antica.


Ascesa delle pietre oracolari(Pietà IV)

 
 
Questo percorso porta all’opera più importante che, a detta dell’artista fiammingo, non vuole essere una provocazione ma che rappresenta il confronto e lo scontro tra la bellezza e lo spirito. L’immagine che appare fortemente controversa mostra l’atto naturale di una madre che è disposta a sacrificarsi pur di sostituirsi al figlio morto, il più grande gesto d’amore.


 
 
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