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L'enigma del "lago", Cy Twombly

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Questo è uno dei 14 grandi dipinti della serie Bolsena, tutti realizzati alla fine dell’estate del 1969. Si era rifugiato in assoluta solitudine, Twombly è sempre stato un personaggio schivo e riservato, in una casa di pietra affacciata sul lago di Bolsena.

Cy Twombly (Edwin Parker, Jr.) – Senza titolo (Bolsena)  1969 – cm 199 x 240 – National Gallery of Art Washington D.C.

Statunitense di nascita a 29 anni si trasferisce in Italia dove risiederà fino alla morte nel 2011 all’età di 83 anni, difficile dunque non considerarlo un pittore italiano, anche se l’influenza dell’espressionismo astratto americano e i concetti neo-dada di Rauschemberg e Jasper Johns,  sono fondanti per la sua evoluzione artistica.

Ma Cy ha saputo cogliere le infinite opportunità che gli si sono presentate, ha infatti assorbito lo spirito di Dubuffet e soprattutto ha raccolto gli spunti offerti dal “contatto” con Burri e Pietro Manzoni.

L’opera in questione è particolarmente complessa, la mitologia classica, cara al pittore fin dagli esordi, è presente nella misura in cui sappiamo che c’è, non tanto perché la vediamo ma per la sensazione che non possa essere altrimenti.

Scarabocchi, linee, forme, lettere, numeri, abbozzi e cancellature, abbiamo l’impressione di trovarci di fronte alla rappresentazione di un “tavolo” di lavoro dove sta prendendo vita qualcosa, ma di cosa si tratti ancora non lo sappiamo, non ci resta dunque altro da fare che cerare di scoprirlo o immaginarlo.

Se non siamo di fronte al dipinto dobbiamo innanzitutto tenere presente che si tratta di una grande tela, due metri e mezzo per due, questo permette a chi le si pone dinnanzi di immergersi nel lavoro di Twombly, una dimensione ridotta ribalterebbe il risultato.

C’è della provocazione in tutto questo? Se ignoriamo chi sia l’autore, se trascuriamo quello che Twombly è stato ed ha fatto potremmo rispondere in modo affermativo ma, che lo vogliamo o no, non siamo all’oscuro di tutto ciò, per questo parlare di provocazione potrebbe essere un esercizio di superficialità, non possiamo permetterci di essere superficiali.o

Solitario si ma sempre alla ricerca di nuove “influenze”, sempre aperto a nuove tematiche ma al contempo attratto dall’isolamento, il confronto per dare vita all'idea ma solo un autoimposto esilio gli permetteva di viaggiare liberamente con la fantasia pur raccontando il presente, artistico e non solo.



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