Quantcast
Channel: Arteggiando s'impara.
Viewing all articles
Browse latest Browse all 696

La linea di confine è stata oltrepassata? L'arte tra etica e trasgressione

$
0
0

Dal 1997 quest’opera di Cattelan, intitolata “Novecento”, fa inevitabilmente discutere, può irritare, infastidire, ci può lasciare indifferenti o incuriosire.

Maurizio Cattelan - Novecento

Possiamo definirla di cattivo gusto, posiamo dubitare che sia arte o credere che sia tale, è impossibile avere un giudizio uniforme, ognuno di noi può trarne delle conclusioni (la conclusione dipende dalla quantità e qualità di informazioni in nostro possesso, quantità è qualità non fanno propendere per forza verso un giudizio positivo, anzi avere le giuste informazioni può spingerci a rifiutare l’opera come artistica).

Ma non è questo il punto, a lasciarmi perplesso è il fatto che dopo più di 25 anni ci sia ancora qualcuno che chiede: “ma il cavallo è vivo?”.

Onestamente sono domande che lasciano basiti, trovo incredibile che, con l’accesso ad un’infinità quantità di informazioni, ci sia ancora qualcuno (sono moltissimi, le stesse domande le hanno fatte per un’opera simile esposta qualche anno fa sulle rive del lago d’Iseo) incapace di valutare ciò che vede ed eventualmente informarsi.

Spesso a queste domande corrispondono le risposte più disparate, da chi conferma che Cattelan esponga un cavallo vivo e di conseguenza aumenta l’indignazione, a chi da la stessa risposta ma in modo ironico.

In entrambi i casi chi ha posto il quesito non distingue il “tono” della risposta, da per scontato che la propria impressione sia l’unica esatta ed è per questo che non vengono poste le domande "giuste" (virgolettato perché la domanda giusta non esiste) ma si innescano futili polemiche ignorando quelli che forse sono quesiti fondamentali. 

Infatti non è questa sterile diatriba l'obbiettivo del mio scritto (è evidente che il cavallo non sia vivo) la questione è un’altra, il cavallo di Cattelan è una scultura o si tratta di un animale imbalsamato?

Siccome si tratta appunto di un animale imbalsamato ci dobbiamo interrogare se l’esibizione di un animale impagliato (o “in tassidermia” per rendere la cosa più accettabile) sia corretta, infatti il “Rinoceronte appeso” di Stefano Bombardieri, che ho ammirato sulle rive del lago d’Iseo, citato poco fa, è in resina, in questo caso si elimina la questione legata all'utilizzo di un essere "organico".


Stefano Bombardieri - Tempo sospeso

Da una parte la discutibile scelta di Cattelan, dall’altra quella di Stefano Bombardieri, entrambe artisticamente e concettualmente ineccepibili, al di là del fatto che le si possa o meno considerare opere d’arte, ma materialmente diverse.

Questo ci porta ad un’altra opera, per l'esattezza A Thousand Years di Damien Hirst, dove lo scontro tra l’artista è chi ha a cuore il rispetto degli animali raggiunge l’apice.

Damien Hirst, - A Thousand Years

La struttura consiste in una teca di vetro e acciaio di grandi dimensioni divisa al centro da una lastra in plexiglas forata, da una parte vi è una scatola contenente delle larve di mosca, dall’altra la testa di una mucca appena acquistata, e ancora abbondantemente grondante di sangue, da un mattatoio (Hirst si difende sostenendo che la mucca non è stata soppressa apposta ma che la testa sarebbe stata gettata come rifiuto organico) le larve si trasformano in mosche che a loro volta si dirigono verso la carcassa sanguinolenta (la testa è reale, il sangue no in quanto acqua zuccherata e colorata di rosso, per rendere l'effetto più duraturo).

Ma la cosa che ha fatto infuriare gli animalisti è il fatto che sopra la testa era posizionata una lampada anti zanzare che uccideva sistematicamente le mosche accorse verso la carne in decomposizione.

Riepilogando, tre modi di esprimere un pensiero artistico, in tutti e tre i casi emerge un concetto sicuramente profondo, tutti partono dalla stessa idea ma utilizzando metodi differenti.

Se vogliamo evitare di fare del falso moralismo e limitare un’immancabile ipocrisia dovremmo constatare che nel nostro quotidiano non ci comportiamo molto meglio, è sicuramente il caso di sottolineare le storture di queste opere d’arte (tali per ciò che esprimono) senza eccedere in false indignazioni.

Pur apprezzando tutti e tre gli artisti citati non posso non provare un certo fastidio per le opere di Cattelan e Hirst, la domanda che mi faccio è: si potevano “costruire” diversamente queste opere?

Per quanto riguarda Novecento di Cattelan sicuramente si, infatti Bombardieri lo ha fatto, riguardo a Hirst è il discorso è più complesso, la testa era uno scarto di macelleria (anche le larve delle mosche erano destinate alla pesca ma stranamente nessuno ha alcunché da eccepire, nonostante la si possa affiancare alla caccia) ma l’eliminazione sistematica delle mosche per un futile motivo non è accettabile, questo ci porta a più profondi ragionamenti, qual è il limite che possiamo raggiungere? Forse il vero significato di queste opere è questo: Il limite è abbondantemente superato? sarebbe forse il caso di prenderne coscienza e fare un passo indietro?

Partendo dalle puerili domande che in molti si fanno davanti al cavallo di Cattelan ho cercato di andare oltre, porci ulteriori domande che alla fine ci portano alla conoscenza dei nostri lati oscuri.



Viewing all articles
Browse latest Browse all 696

Trending Articles