L’arte astratta è uno degli esempi più importanti della “libertà di pensiero”.
Non a caso tutte le dittature del novecento, siano esse comuniste, fasciste o naziste, avevano (e hanno) in comune la determinazione nel troncare sul nascere ogni forma d’arte astratta.
Mentre
la pittura figurativa permette di incanalare, in immagini, le masse verso un
pensiero unico (metodo utilizzato nei secoli dalla nobiltà e dal clero) l’arte
astratta è difficile da controllare.
Giustamente
qualcuno può obbiettare sostenendo che la pittura figurativa è stata spesso
utilizzata per contrastare tali regimi totalitari, ma in quanto rappresentativa
è “leggibile”, riconoscibile e di conseguenza più facile da arginare.
L’astrazione
necessita di approfondimento, di un ragionamento, chi vuole andare oltre
l’apparenza deve sviluppare un pensiero proprio.
Non
c’è nulla di peggio, per certe ideologie assolute, della massa pensante che in
quanto tale è incontrollabile.
L’astrattismo,
il “concettuale”, sono due forme di spinta intellettuale, chi si immerge in
queste profondità artistiche deve farlo con uno sviluppo del pensiero, un
pensiero che, se elaborato singolarmente, diviene unico in quanto espressione
di un singolo individuo, se ogni essere umano approfondisce un proprio
ragionamento viene meno quel “pensiero unico” nell’accezione negativa, quella
che permette il controllo “dall’alto”.