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Arte e libertà, l'astrattismo contro il pensiero unico

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L’arte astratta è uno degli esempi più importanti della “libertà di pensiero”.

Non a caso tutte le dittature del novecento, siano esse comuniste, fasciste o naziste, avevano (e hanno) in comune la determinazione nel troncare sul nascere ogni forma d’arte astratta.


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Piero Manzoni, Achrome 1958, caolino su tela grinzata, cm 100 x 70 - Gallerie d’Italia, Milano

Mentre la pittura figurativa permette di incanalare, in immagini, le masse verso un pensiero unico (metodo utilizzato nei secoli dalla nobiltà e dal clero) l’arte astratta è difficile da controllare.

Giustamente qualcuno può obbiettare sostenendo che la pittura figurativa è stata spesso utilizzata per contrastare tali regimi totalitari, ma in quanto rappresentativa è “leggibile”, riconoscibile e di conseguenza più facile da arginare.

L’astrazione necessita di approfondimento, di un ragionamento, chi vuole andare oltre l’apparenza deve sviluppare un pensiero proprio.

Non c’è nulla di peggio, per certe ideologie assolute, della massa pensante che in quanto tale è incontrollabile.

L’astrattismo, il “concettuale”, sono due forme di spinta intellettuale, chi si immerge in queste profondità artistiche deve farlo con uno sviluppo del pensiero, un pensiero che, se elaborato singolarmente, diviene unico in quanto espressione di un singolo individuo, se ogni essere umano approfondisce un proprio ragionamento viene meno quel “pensiero unico” nell’accezione negativa, quella che permette il controllo “dall’alto”.


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