Il vero nemico dell’arte contemporanea (intesa come arte del “presente”) è la velocità, oggigiorno tutto scorre freneticamente e anche chi si appresta ad “osservare” un dipinto, una scultura, un’installazione o una qualsiasi forma d’arte lo fa quasi di sfuggita.
Agli artisti non resta che scegliere tra due strade: o portare avanti comunque il proprio pensiero con il rischio di apparire “incomprensibili” e di conseguenza essere ignorati o criticati (se non addirittura dileggiati) oppure semplificare al massimo il messaggio che si vuole trasmettere con il risultato di “creare” delle banalità.
Il fruitore medio non ha ne la voglia ne, spesso, la capacità di approfondire ciò che vede, pretende di cogliere al volo l’essenza di un’opera artistica sbeffeggiando qualsiasi cosa che non riesce a comprendere.
Per questo motivo l’artista fatica ad avanzare nel proprio tempo per poi essere compreso “postumo”.
E’ vero che questa situazione si è verificata regolarmente anche in passato ma mai come oggi la capacità di osservare, comprendere e approfondire ha toccato i minimi storici, si hanno immense fonti di approvvigionamento culturale, fonti che necessitano di impegno e perseveranza, oltre alla capacità di discernere, qualità ormai in via d’estinzione.
Dobbiamo abbandonare la frenesia e tornare a quella lentezza che ci permette di riflettere, invece di prendere per buono (definitivo) quello che ci appare ad un primo sguardo, dobbiamo pensare che si tratta solo di una porta d'ingresso, per comprendere ciò che sta dietro i battenti dobbiamo per forza entrare.
Uno dei tanti esempi può venire dall'opera di Michelangelo Pistoletto, Metrocubo d'infinito, all'apparenza non vediamo altro che un cubo di un metro per lato, nessuna attrattiva cromatica, un semplice manufatto che può o meno destare interesse.
Ma avvicinandoci alla scultura (o installazione) e scendendo con lo sguardo in profondità, tramite delle fessure sui bordi, un incredibile gioco di specchi ci offre una visuale senza fine, racchiuso in un metro cubo (appunto) scorgiamo l'infinito. Cosa impossibile se ci limitiamo all'aspetto esteriore.
Questo modo di procedere vale, a maggior ragione, anche per opere che non hanno un pertugio in cui guardare, la profondità va colta immaginando l'invisibile partendo da quello che vediamo.
È un "lavoro" impegnativo ma il risultato che possiamo raggiungere ripaga abbondantemente lo sforzo profuso.