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Messaggi grafici, la musica del cosmo

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L’intreccio tra arte grafica, musica e scienza è riassunto in quest’immagine che è diventata celebre per essere la copertina di Unknown Pleasures, l’album d’esordio dei Joy Division, pubblicato nel 1979.



Il grafico inglese Peter Saville, allora ventitreenne, ha la geniale idea di utilizzare questa “ricostruzione” dando un volto al disco, l’immagine è un messaggio dallo spazio.

Nel 1967 ottanta “impulsi radio” vengono captati per la prima volta dalla strumentazione terrestre, provengono da  Pulsar B1919+21, un stella di neutroni distante quasi mille anni luce dal nostro sistema solare, gli impulsi sono l'ultimo messaggio di una stella morente che, ultimati i suoi giorni di gloria, si trasforma in una pulsar.

Saville prende l’immagine originale (grafico nero su sfondo chiaro) e ne utilizza il negativo, il risultato è estremamente affascinante, le onde radio emergono dal buio dello spazio infinito, da una profondità imperscrutabile arriva un segnale di un millennio fa, un messaggio dal passato, quasi una richiesta d’aiuto della stella o solamente la comunicazione della propria dipartita.

Curioso che per rappresentare la musica di un gruppo nascente si sia utilizzato un messaggio di morte, al di là dell’aspetto estetico, che trovo eccellente, è interessante ciò che emerge, dopo un approfondimento, l’inizio e la fine, o la ricerca dell’inizio partendo dalla fine.

Cosa avesse spinto Saville a scegliere questa copertina non è chiaro, ma a distanza di 56 anni dalla scoperta della stella e a 42 dall’uscita dell’album è innegabile che il connubio tra il rock dei Joy Division, il genio artistico di Peter Saville e la scoperta astronomica è spettacolare.

Considerando, ad oggi, l’esponenziale crescita dell’osservazione spaziale, la complessa crescita artistica frenata dal marasma ripetitivo della grafica e la persistente stagnazione musicale, questa "copertina" ci mostra l'immortalità del pensiero creativo, la forza dirompente del desiderio di forzare i confini del "noto" varcando le porte di ciò che noto non è.

L’immagine dunque non è solo l’abito del disco, è l’idea artistica che trae ispirazione da quello che era, ed è tutt’ora, un autentico viaggio nel tempo.


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