Autore: Federico Barocci
(Urbino, 1535 – Urbino, 1612)
Titolo dell’opera: Madonna della Gatta – 1598 ca.
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 233 cm x 179 cm
Ubicazione attuale: Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze
Sublime e delicata rappresentazione del sacro in una dimensione quotidiana.
Elisabetta, Zaccaria ed il piccolo Giovanni sono colti nel’attimo in cui si apprestano a varcare la soglia dell’abitazione di Maria, Giuseppe ed il piccolo Gesù.
Giuseppe scosta la tenda ed invita gli ospiti ad entrare, Maria, colta mentre sta leggendo accanto ala culla dove giace il piccolo Gesù addormentato, volge lo sguardo sorridente verso i nuovi arrivati.
Elisabetta, con sguardo colmo di tenerezza, osserva la cugina ed il bambino e al contempo tiene a bada il vivace ed irruento Giovannino che a sua volta indica la culla che ospita il Salvatore.
In questa scena dove la sacralità dei personaggi e la quotidianità dei gesti si fonde in un “vissuto” che l’osservatore sente familiare, a prendere la scena (ed il titolo del’opera) è la gatta adagiata sul morbido manto di Maria mentre sta allattando due piccoli gattini.
La gatta, presa alla sprovvista, sembra ritrarsi intimorita alla vista del piccolo Giovanni che, con l’inseparabile croce di canne stretta tra le mani, sembra volersi divincolare dalle braccia della madre.
Barocci riesce a mettere in scena, con teatrale e poetica semplicità una triplice maternità, le madri con i rispettivi figli vengono rappresentate con la stessa dignità, il valore intimo e profondo del rapporto tra la mamma ed il figlio.
Sullo sfondo un’apertura che getta uno sguardo su un panorama di fine cinquecento dell’Appennino umbro marchigiano, panorama che apre ad una differente dimensione, il contemporaneo di Barocci, a sacralità dei personaggi e la semplicità dei gesti di tutti i giorni.