Il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti è un’opera di infinita grandezza nel suo insieme e al contempo è una fonte inesauribile di particolari, simbologie più o meno nascoste che estrapolano dalla “narrazione ultima” infiniti spunti.
In questo caso mi voglio concentrare sul gruppo in basso al centro appena sopra gli scenari futuri del paradiso e dell’inferno.Siamo di fronte agli angeli cosiddetti tubicini, angeli con le trombe che annunciano la fine dei tempi, il suono richiama i vivi ed i morti alle loro responsabilità. Dovranno presentarsi al cospetto di Gesù che deciderà la destinazione delle anime in base al comportamento terreno.
Adagiati sulle nuvole troviamo due angeli che tengono tra le mani due libri aperti, ma non sono rivolti verso chi li apre ma verso il basso.
I libri sono di dimensioni differenti, a destra un grande volume guarda verso l’inferno, il libro è grande perché grandi sono i peccati dell’uomo, grande perché sono molti i peccatori.
A sinistra il piccolo libro è rivolto verso il paradiso, naturalmente le dimensioni riflettono il numero limitato di meriti e delle virtù dell’umanità.
In questo punto risiede l'inizio della “lettura” di questo capolavoro, la base di partenza di un racconto pittorico che va oltre l'infinita e meravigliosa presenza scenica, il giudizio si apre con la chiamata e con la presentazione della condotta, più o meno meritoria, tenuta nei giorni di vita terrena.