Wladyslaw Tatarkiewicz, storico della filosofia e ordinario di estetica, sosteneva che l’arte contemporanea permette agli osservatori di essere parte attiva dell’opera, l’artista non offre più il lavoro finito, comprensibile al primo sguardo, dobbiamo per forza chiederci cosa ci trasmette, qual è il significato.
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James Mcgarrell - Trane |
Chi si avvicina ad un lavoro “contemporaneo” viene assorbito da ciò che vede, entra a far parte di esso tramite l’interpretazione che ne fa, un contatto necessario per sviluppare un’affinità, senza la quale tutto può apparire sfocato, lontano e indistinto.
Insomma l’artista ci chiede di essere un segmento fondamentale nella costruzione concettuale dell’opera stessa.
L’artista americano di origini bulgare Christo ha esplicitamente ammesso che senza la presenza, fisica e “mentale” della gente le sue opere non hanno alcun valore, non hanno alcun senso.
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Phillip K. Smith - Reflection field |
Ma è una prerogativa del contemporaneo o anche nell’arte “pre-moderna” veniva chiesto questo contributo?
E’ solamente l’astrattismo ad avere bisogno del pubblico o anche il semplice (all’apparenza) paesaggio, il ritratto e tutto ciò che è “realistico”, necessitano dell’interpretazione di chi osserva e ne trasmette la personale “lettura”?