Il
post di Alberto del blog "Alberto Bertow Marabello" dedicato, a
modo (geniale) suo, ai nostri libri preferiti, mi ha riportato alla mente un "gioco" di
tanti anni fa.
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Antonella Avataneo - L'isola d'Elba |
Chi
non ha mai partecipato al giochino: “vai
su un’isola deserta e puoi portarti solo un libro, un film e un “disco” (inteso
come album, un brano sarebbe troppo poco)?
Considerata
la mia passione e l’argomento del blog aggiungerei un’opera d’arte (pittura o
scultura) anche se il post va oltre la scelta che potremmo fare e si chiede
cosa ne sarebbe delle nostre scelte se non ci fosse altro a disposizione?
L’isola
deserta è un luogo stranamente visto positivamente da molti, è vero che ci
garantisce una certa tranquillità, io ne sarei entusiasta, almeno all’inizio
considerando il fastidio che mi provoca la presenza di molta gente, ma alla
lunga …
La
riflessione che voglio fare riguarda la limitata possibilità di scelta che la
suddetta isola (luogo metaforico) ci può offrire.
Rileggere
più e più volte lo stesso libro, o pochi libri, guardare a ripetizione uno o
pochi film, ascoltare sempre gli stessi brani o trovarsi davanti ogni santo
giorno lo stesso quadro o la medesima
scultura.
Limitando
la fruizione si rafforza l’affinità o alla lunga rende insopportabile ciò che
amavamo alla follia?
Nella
vita di tutti i giorni abbiamo accesso ad infinite serie di brani musicali, di
letture di ogni genere e a tantissimi film, le opere sono meno facili da
reperire se non in riproduzioni fotografiche, ci affezioniamo ai classici,
rendiamo immortale ciò che più ci piace e al contempo scopriamo sempre cose
nuove.
Il
giochino dell’isola dunque vale per quello che in fondo è nato, ci permette di raccontare cos'è che più ci piace, ma se proviamo a giocare ora diremmo le stesse cose che avremmo
detto dieci anni fa? o trenta anni fa?