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L'intensità delle emozioni, Ferdinand Victor Eugène Delacroix.

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Autore:  Ferdinand Victor Eugène Delacroix
 (Charenton-Saint-Maurice, 26 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863)

Titolo dell’opera: Jeune orphelin au cimetiere - 1823

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 65,5 cm x 54,3 cm

Ubicazione attuale:  Musèe du Louvre, Parigi, Francia.






L’opera era inizialmente “programmata” per essere inserita nel noto Massacro di Scio, il pittore in seguito ha inserito nel dipinto la figura di un giovinetto nella stessa posizione mentre la giovane donna è diventata l’assoluta protagonista di questo meraviglioso quadro.

Siamo forse davanti alla più affascinante opera dell’artista francese, è infatti lo stesso Delacoix a confermare tale ipotesi tanto da rendere protagonista quello che inizialmente doveva essere un particolare di contorno.

Curioso che quando venne esposta la prima volta il titolo era semplicemente “studio”, in quanto in quel periodo un soggetto simile non poteva, secondo i canoni accademici, aspirare ad essere il centro dell’opera.

Il diario dello stesso Delacroix ci dice che a posare come modella fu una giovanissima mendicante di origini greche, la bellezza della ragazza unita al talento del pittore creano un patos di rara intensità, appare evidenziata la profonda sofferenza che si esprime sul giovane volto.

Il quadro si concentra esclusivamente sulla giovane donna che inclinando il capo all’indietro e alzando lo sguardo trasmette angoscia, tristezza e timore, la bocca che si apre sembra trattenere il respiro in attesa, o nella speranza, che qualcosa accada.

La lunga osservazione del dipinto, se si riesce ad andare oltre l’ipnotico viso della giovane orfana, ci permette di osservare anche il paesaggio che fa da sfondo al soggetto, il cimitero in lontananza sembra trascurato, quasi abbandonato e la distanza che divide la donna dalle tombe e dalle croci disorienta lo spettatore, la donna è lontana dal cimitero, la macchia scura in basso a destra ne rimarca l’impressione, ma lo sguardo la avvicina più di quanto faccia la prospettiva.

Due i paesaggi alle spalle della protagonista, se a destra il cimitero appare abbandonato e quasi va a perdersi verso l’orizzonte, a sinistra tutto sembra riorganizzarsi, le croci e le lapidi sono al loro posto, l’ingresso, seppur spartano, ha un che di “sacro” mentre i cipressi donano un senso di pace, forse il giusto indirizzo per questo luogo eterno.



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