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La musica e l'eternità del mito, Gustave Moreau

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Autore:   Gustave Moreau
(Parigi, 1826 - Parigi, 1898)
 
Titolo dell’opera: Orfeo – 1790
 
Tecnica: Olio su tela
 
Dimensioni: 154 cm x 99,5 cm
 
Ubicazione attuale:  Musèe d’Orsay, Parigi.


 

“Una giovane donna trova la testa di Orfeo e la sua lira che galleggiano nell’acqua di un fiume. Li raccoglie con rispetto, gesto tenero”
Cosi Moreau descrive il suo dipinto nel “Libro rosso degli appunti” sintetizzando la scena legata al ritrovamento dei resti di Orfeo.
La passione e l’ammirazione del pittore per l’arte del rinascimento italiano si nota nel viso della giovane donna e nella testa di Orfeo, la prima ripropone i tratti “ideali” cari alla pittura del cinquecento mentre per il secondo Moreau si ispira a Michelangelo con i suoi schiavi morenti.
Anche il paesaggio è di ispirazione rinascimentale, difficile non pensare a Leonardo anche perché la pennellata che ritrae la natura sullo sfondo è in netto contrasto con la ricchezza cromatica e di particolari della veste della ragazza.
Orfeo era un musicista in grado di smuovere alberi e rocce con la sua lira, disobbedendo al Dio Apollo compì il suo destino dilaniato dalle Menadi.
La musica però non muore con Orfeo, Moreau in quest’opera lo sottolinea sia con le tre figure in alto sopra lo sperone di roccia che suonano dando alla musica stessa un’infinita continuità, ma soprattutto con le due tartarughe ai piedi della giovane donna.
Infatti Orfeo creò la sua prima lira con un guscio di tartaruga facendo di questo animale il simbolo eterno della musica.


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